Dimagrimento
Il momento più adatto per affrontare una dieta è quando ci sentiamo pronti e motivati. Indipendentemente dalla pressione esercitata dai familiari, dagli amici o dai modelli di riferimento che troviamo nella pubblicità o sui social. Bisogna “sentire” che è arrivato il momento di prendersi cura di sé. E’ fondamentale essere consapevoli che il nuovo percorso ci aiuterà a sentirci meglio e a raggiungere uno stato di benessere.
Ho notato che la maggior parte delle persone teme soprattutto dover alterare le proprie consuetudini.
Personalmente, in prima visita, approfondisco lo stile di vita e i gusti alimentari proprio per cercare di elaborare una terapia che sia il più possibile “su misura” e che non stravolga la vita del paziente.
Per il primo mese bisogna seguirla alla lettera, anche per accertare se e quanto funziona e, in caso negativo, “aggiustare il tiro”.
Una volta che si verifica di essere sulla buona strada, considerato anche il punto di partenza, l’obiettivo cui si tende e la condizione unica di ciascun paziente, può anche essere permesso un piccolo sgarro ogni tanto che renda in qualche misura “flessibile” la dieta.
Come mi capita di citare: “non si ingrassa da Natale alla Befana, ma dalla Befana a Natale”!
Un pasto libero ogni tanto permette di togliersi qualche piccola voglia, senza sentirsi oppressi psicologicamente.
Non sarà certo una trasgressione occasionale a modificare la risposta metabolica messa in atto dall’aderenza, nel resto del tempo, alla terapia.
Anzi, talvolta, sapere di avere un margine di flessibilità e di personalizzazione può esorcizzare il drop out, cioè l’abbandono.
Quando si segue un regime dietetico ipocalorico è normale che, accanto alla perdita di massa grassa, si assista anche a quella di massa magra, con conseguente diminuzione del metabolismo basale a riposo (BMR).
Immaginiamo di avere qualche chilo di troppo e di essere costretti a letto per una settimana con l’influenza. Sarà sicuramente capitato anche a voi almeno una volta nella vita. Al termine della convalescenza, avrete realizzato di aver perso peso e di ritrovarvi un fisico più snello e asciutto. Ecco purtroppo, in tempi brevi, quei chili saranno stati ripresi, ahimè, proprio perché a calare è stata anche la massa magra.
In passato soprattutto, per fortuna oggi come oggi è meno frequente, alcuni dietologi erano soliti dare ai pazienti regimi dietetici estremi (diete da 800-1000 kcal per le donne e 1200 kcal per gli uomini). Magari, in aggiunta, prescrivevano farmaci (da qualche anno vietati) che stimolavano il sistema simpatico, andando, di fatto, ad aumentare temporaneamente il metabolismo basale, a variare i meccanismi di termoregolazione e a provocare un effetto anoressizzante sull’individuo.
Il paziente, salvo soffrire di palpitazioni insonnia e rialzo pressorio, era strabiliato dai risultati e, così, “fidelizzato”.
In realtà, appena sospendeva la prescrizione dietetica, i chili venivano ripresi con gli interessi.
Ricordiamoci che rimane memoria della dieta nell’organismo.
Il DNA muta in modo lento, molto lento nel tempo. Noi siamo ancora “impostati” come i nostri antenati, che non avevano la consuetudine di consumare colazione, pranzo, cena e spuntini regolari durante il giorno. Mangiavano se riuscivano a raccogliere qualcosa , la carne la vedevano raramente. Siamo quindi programmati per resistere nelle condizioni di carenza nutrizionale e in tali condizioni, il nostro organismo mette in atto meccanismi che tendono a preservarci.
Ciò significa che la prima restrizione calorica riesce ad “ingannare” l’organismo, la seconda meno, …la decima è difficile!
Io tendo perciò a non assegnare terapie troppo restrittive ma appena al di sotto del fabbisogno calorico, che valuto in corso di prima visita.
Contestualmente, però, spiego che l’attività fisica è imprescindibile.
Non c’è bisogno di trasformarsi in atleti. Un’attività motoria mirata e personalizzata indirizzerà il nostro corpo a perdere i chili di troppo, risparmiando il più possibile la massa magra, il che è strategico.